Al via le Conversazioni di Miu Miu Women’s Tales con i primi due incontri. Protagoniste: Janicza Bravo, Carla Simón, Rachel Brosnahan, Kelsey Lu e Natasha Lyonne

La prima delle due giornate dedicate alle Conversazioni di Miu Miu Women’s Tales, avevano per  protagoniste, oltre alle due registe dei cortometraggi numero 23 e 24 della collezione, Janicza Bravo e Carla Simón, anche Rachel Brosnahan, Kelsey Lu e Natasha Lyonne. Cinque voci che hanno espresso le proprie opinioni in merito alle molteplici attività che portano avanti, tra creatività, musica, scrittura, produzione, regia, e interpretazioni, e alla loro posizione in un mondo che a rilento (con qualche passo in avanti e altri indietro) sembra offrire pari dignità e opportunità ai generi che non siano esclusivamente quelli maschili.

In tal senso, Penny Martin, editor-in-chief di «Gentlewoman», nel suo consueto ruolo di moderatrice ha immediatamente sottolineato la scarsa presenza qui alla Mostra di titoli diretti da registe. Un discorso troppo complesso per poterlo ridurre a un solo numero ma che, evidentemente, è sufficiente per comprendere quanto le questioni fondamentali sulla parità di genere siano ben lontane dall’essere state risolte.

Il termine «diversità», in modo particolare nel secondo incontro, è stato tradotto in un doppio senso. Innanzitutto, come anticipato, facendo riferimento alla diversificazione dei ruoli e delle competenze che hanno portato un’attrice come Brosnahan a spaziare dal cinema (ad esempio nel film fuori concorso alla Mostra, Dead for a Dollar di Walter Hill) alla televisione e alle piattaforme online (su tutte, la serie The Marvelous Mrs. Maisel); oppure una musicista come Lu a trasformarsi in un’attrice per Bravo nel corto House Comes With a Bird (esperienza che probabilmente si ripeterà, come desidera la cantante, partecipando a un horror); e infine un’interprete, sceneggiatrice e produttrice come Lyonne (anche lei nel corto #23 di Bravo e attualmente impegnata avario titolo nella serie Poker Face) che in Russian Doll, solo per citare uno dei suoi successi maggiori, ha ideato (insieme a Leslye Headland e Amy Poehler), scritto, diretto alcuni episodi e assunto il ruolo di protagonista della serie.

La diversità, ovviamente, riguarda anche la questione di genere, da molti punti di vista.  Prima ancora di soffermarsi sulle disparità, Brosnahan ha sottolineato quanto inedito sia il clima in un ambiente popolato prevalentemente da donne. Per l’attrice nelle serie Manhattan e House of Cards, si respira un’atmosfera «gentile». Non si è soffocati dall’aspettativa, dalla necessità di dover aderire a un’intenzione. Questo non significa che i progetti guidati da donne siano migliori, semplicemente sono diversi, permettono di sperimentare un nuovo modo di stare sul set.

L’obiettivo per le tre protagoniste dell’incontro è che la presenza delle donne nei progetti audiovisivi, diventi un fatto talmente ordinario da non meritare più alcuna segnalazione. Come successo durante la quarta stagione di Russian Doll,  quando Lyonne si è accorta che la componente femminile era cresciuta fino a trasformarsi in maggioranza assoluta. E dietro quel numero non vi era alcuna premeditazione o pianificazione. Era semplicemente accaduto.

Intensificare la propria presenza in tutti gli ambiti produttivi e realizzativi, darebbe alle donne più tempo per raccontare ed essere raccontate. Uno spazio aperto dove mettere in risalto le sfumature e le complessità evitando stereotipi e banalizzazioni.