Al terzo appuntamento delle Conversazioni di Miu Miu Women’s Tales, hanno preso la parola Alba Baptista, Raffey Cassidy e Quintessa Swindell. Un’occasione per raccontare gli esordi e la possibilità di maturare grazie alle colleghe dentro e fuori dal set

Alba Baptista, Raffey Cassidy e Quintessa Swindell, ossia tre giovani attrici che nella loro filmografia non solo possono già vantare dei titoli di primo livello ma anche delle importanti condivisioni con colleghe e colleghi che hanno influito nella loro crescita professionale e umana. Le tre donne hanno animato il terzo incontro delle Conversazioni di Miu Miu Women’s Tales, con Penny Martin nel consueto ruolo di moderatrice, sempre pronta a lanciare nuovi argomenti su cui riflettere. Uno dei temi più interessanti è stato, appunto, il lavorare insieme a interpreti di fama consolidata. Generosi nell’offrire consigli e disponibili quando si è trattato di convivere sul set.

È sufficiente scorrere qualche titolo per comprendere il livello raggiunto dalle tre attrici. Cassidy è tra le protagoniste di White Noise, il film di apertura della Mostra, diretto da Noah Baumbach con Greta Gerwig e Adam Driver. Al Lido era sbarcata anche con Vox Lux al fianco di Natalie Portman, Jude Law e Stacy Martin, mentre a Cannes si era fatta conoscere con Il sacrificio del cervo sacro (The Killing of a Sacred Deer) di Yorgos Lanthimos. Insomma un curriculum importante e una buona dose di esperienze che l’hanno portata decisamente molto lontano rispetto a quando si affacciò la prima volta a un provino dopo che vide suo fratello farne uno.

Swindell è invece alla Mostra nel ruolo di protagonista accanto a interpreti del calibro di  Joel Edgerton e Sigourney Weaver, con il film fuori concorso, Master Gardener di Paul Schrader. Un’esperienza unica, resa ancor più entusiasmante perché quando ci si relaziona con attrici di fama mondiale e ricevi attenzione e disponibilità, non si può fare altro che restare ammirati e apprendere il più possibile. Il nome di Swindell è anche legato a una serie come In Treatment e alla partecipazione a uno dei prodotti più di successo e originali degli ultimi anni, Euphoria. Per Swindell essere Anna è stato importante, un modo per sperimentare, anche in virtù del suo identificarsi come persona non binaria. Aver trovato in quel set una comunità di persone transgender e non binarie, aver avuto a che fare con Hunter Schafer, si è rivelata una delle esperienze decisive per la sua maturazione come persona e come artista.

Rispetto alle sue due colleghe, Baptista ha una formazione diversa. Intanto perché è portoghese, conosce cinque lingue e ha iniziato a sedici anni con delle soap opera e dei cortometraggi, tra questi Miami che l’attrice ha ricordato come uno degli snodi fondamentali della sua vita professionale. Prima pensava all’arte in generale e al fascino che emanava quel mondo. Poi quando Simão Cayatte, il regista di quel corto, le chiese di recitare per lui, colse l’occasione. E a otto anni di distanza si è trovata a lavorare con Isabelle Huppert (definita «una masterclass» vivente) nella commedia Mrs. Harris Goes to Paris di Anthony Fabian.

Da sempre il cinema è un’attività collettiva e anche dalle parole di tre giovani attrici ne abbiamo ricevuto un’ulteriore conferma.