Si è tenuto ieri alla Casa degli Autori un incontro dove hanno dialogato le differenti anime dell’audiovisivo italiano. Un confronto utile per ribadire la necessità di favorire la proliferazione delle visioni

Professione filmmaker. Come si pratica il mestiere del fare film? Esistono dei percorsi obbligati? Si possono prendere delle scorciatoie? E in questo stradario impervio, tutte e tutti hanno eguali opportunità di raggiungere la meta?

Nel #confronto Tanti sguardi, tutti diversi sono intervenute parecchie voci a vario titolo per riflettere sulla produzione dell’immaginario cinematografico e su come tutelare la moltiplicazione degli sguardi, il proliferare delle visioni, l’indipendenza delle idee. Di contro, chi è intervenuto ha messo in guardia un pubblico altrettanto eterogeneo dal pericolo dell’omologazione, dallo schiacciamento delle prospettive all’interno di un pensiero unico.

Ad aprire l’incontro è stata la regista Margherita Ferri che, prima di coinvolgere le ospiti, ha ricordato, attraverso una lettera, l’impegno di autrici e autori per la Palestina, per Gaza. Denunciando il genocidio in atto, auspicando che l’orrore provocato da Israele cessi immediatamente. Rimanere inerti significherebbe perdere la propria umanità e perdere l’umanità vorrebbe dire, ad esempio, non essere più in grado di praticare l’arte.

Diviso in due parti, il primo dialogo ha visto protagoniste Anne Riitta Ciccone (in veste di moderatrice), Piera Detassis (presidente dell’Accademia del Cinema Italiano, co-creatrice di Becoming Maestre), Annamaria Granatello (presidente e direttrice del Premio Solinas), Samanta Antonnicola (Rai Cinema) e Simonetta Amenta (produttrice, presidente AGICI).

Dal racconto delle proprie esperienze, è emerso comunemente la necessità, da un lato, di offrire strumenti adeguati a chi si affaccia per la prima volta nel vasto mondo dell’audiovisivo; dall’altro, di approcciare questo ambiente mettendosi in ascolto, con la disposizione a imparare e fare gavetta. A partire da iniziative come Becoming Maestre e il Premio Solinas, esposte rispettivamente da Detassis e Granatello, si è compreso quanto lavoro sia necessario per agevolare l’inserimento di persone che avrebbero le potenzialità per far parte di una produzione cinematografica (soprattutto in qualità di autrici e autori) ma che per disparità legate al genere o all’origine restano escluse o, comunque, tendono a subire trattamenti penalizzanti.

Gli interventi hanno assunto tonalità anche più luminose. Non sono state esposte solo le cifre che dimostrano ancora oggi la mancanza di opportunità per le donne o per italiani di seconda e successive generazioni. In positivo, il pubblico che numeroso è accorso alla casa degli Autori, ha ascoltato le testimonianze di chi si sta attivando per fare networking, contrastando l’iniziale isolamento di chi è agli esordi con la scrittura, la regia e le altre professioni. Da questo punto di vista, Becoming Maestre e il Premio Solinas offrono supporto e ristabiliscono quella natura plurale del cinema che, talvolta, viene gettata nell’oblio.

Dal canto suo, Antonnicola ha ribadito l’interesse e l’impegno di Rai Cinema per far crescere le piccole produzioni. Un intervento che ha permesso a più donne di produrre e dirigere un numero superiore di opere rispetto a un recente passato. La parità di opportunità è ancora lontana ma non irraggiungibile. Anzi, le strade intraprese ultimamente fanno ben sperare.

Per chi come Amenta sta dalla parte delle piccole produzioni, iniziative come Becoming Maestre e il Premio Solinas e le collaborazioni con Rai Cinema, diventano elementi preziosi per avviare e completare nuovi progetti. La produttrice e presidente AGICI, ha inoltre auspicato un maggior collegamento e dialogo tra le produzioni e le scuole di cinema. Sarebbe molto importante conoscere chi sta completando la propria formazione.

La seconda parte dell’incontro è stata moderata dalla regista Maria Iovine. Ad animare la conversazione, in questo caso, sono state Francesca Romana Massaro (vice-presidente WGI, referente Netpitch), Margherita Spampinato (regista e sceneggiatrice), Phaim Buyan (regista e sceneggiatore), Gaia Siria Meloni (regista e sceneggiatrice, gruppo under 35 di ANAC) e Luca Scivoletto (regista e sceneggiatore).

Cambiati i protagonisti, i temi sono sono stati declinati in modo diverso, spostando l’attenzione sull’annosa questione dell’età e della cosiddetta maturità di un’autrice. Quando si dovrebbe essere considerate pronte per ricevere un adeguato compenso e budget? E cosa di chiede a un filmmaker di generazione e origine non identificabile col maschio bianco dalla quarantina in su?

Massaro ha sottolineato come all’interno delle associazioni 100autori, ANAC e WGI siano stati creati dei gruppi Under 35 che rivendicano la possibilità di accesso alla professione da parte dei più giovani. WGI, insieme a APA, ha ideato Netpitch, concorso giunto alla nona edizione, dedicato a prodotti audiovisivi, lungometraggi, serie e docu-serie, che ha come obiettivo mettere in contatto autori e autrici giovani con i produttori.

Reduce dal successo a Locarno con Gioia mia, Spampinato ha ironizzato sull’approccio di produttori e colleghi in riferimento al suo aspetto minuto, come se la stazza fisica fosse un requisito per poter essere una filmmaker. La regista ha ribadito quanto sia fondamentale possedere passione e determinazione. Altrimenti un film con protagonisti una ottantenne, un bambino e un cane, difficilmente troverebbero immediato supporto.

Nel suo intervento, Buyan ha confessato che inizialmente voleva fare lo YouTuber, per questioni inerenti al suo carattere. Poi ha deciso di trasformarsi in filmmaker facendo la gavetta e cercando di non cedere agli stereotipi imposti da un mercato che non apprezza istintivamente la pluralità delle idee e delle visioni.

Con le testimonianze di Meloni e Scivoletto, che hanno posto nuovamente l’accento sull’obbligo di ampliare gli sguardi e, comunque, sui progressi fatti in questi ultimi dieci anni, si è concluso un lungo incontro che ha permesso a professionalità diverse di confrontarsi su temi cruciali per la produzione audiovisiva, nella speranza che nei prossimi appuntamenti si possano certificare ulteriori progressi nella ricerca delle pari opportunità.