«Per le Giornate degli Autori è stato un magnifico presidente, ma la sua influenza culturale nel mondo del giornalismo e del cinema è anche più grande e duratura»

Due anni fa, proprio in questo giorno, se ne è andato Andrea Purgatori. Grazie alla Siae, che gli ha voluto intestare il premio alla carriera annualmente consegnato nel quadro delle Giornate degli Autori a Venezia, possiamo ricordarlo e richiamarci alla sua qualità straordinaria.
Quel che la memoria spesso lascia fare, però, è che sopravviva un nome, una testimonianza, un lascito culturale. E nel frattempo, pian piano, rischia di svanire lo spessore umano, la dimensione autentica della persona. È per questo che tutti noi oggi amiamo ricordare il suo sorriso contagioso, le passioni nottambule per discutere fino allo sfinimento, l’eleganza leggera con cui superava i problemi e trovava le soluzioni.
Per le Giornate degli Autori è stato un magnifico presidente, ma la sua influenza culturale nel mondo del giornalismo e del cinema è anche più grande e duratura. Di questo parleranno in molti. Noi oggi ci teniamo stretto Andrea, quello che masticava il sigaro, brindava con quelli del tavolo vicino a Isola Edipo, intervistava il presidente del Parlamento europeo e un minuto dopo si preoccupava che il più giovane degli stagisti bevesse abbastanza sotto il sole bollente della laguna.
Ciao Andrea