07/09/2021

Isolati e inclusivi


Cinque cortometraggi per raccontare la crisi sanitaria mondiale, la solitudine, il lutto, la paura e la sorpresa di ritrovarsi in un mondo diverso, non più simile a quello conosciuto e vissuto fino a poco prima che scattasse l'allarme Covid-19. In poche battute, questa potrebbe essere la sinossi di Isolation, progetto cinematografico che ha visto cinque registi, Michele Placido, Julia von Heinz, Olivier Guerpillon, Jaco Van Dormael e Michael Winterbottom, impegnarsi sul tema comune della pandemia, declinato secondo sensibilità e approcci diversi tra loro.

Proiettato in anteprima mondiale al Teatro Goldoni e inserito nella sezione delle Notti Veneziane, con lo specifico "ruolo" di rappresentare il cinema dell'Inclusione (uno dei punti ricorrenti delle attività annuali di Isola Edipo), Isolation ha avuto una specie di premessa dialogata alla Sala Laguna, con l'intervento di quattro dei cinque autori (Michele Placido assente giustificato per motivi di lavoro) moderati da Adrian Wootton. È stata l'occasione per conoscere il dietro le quinte di un progetto che di per sé già rappresenta un dietro le quinte. Infatti, i registi si sono ritrovati a concepire il proprio film breve a partire da se stessi, dalla loro vita, dal loro sentire in un momento nel quale era complesso approssimarsi a una realtà che non fosse quella delle proprie mura di casa.

Dalle parole dei registi, sono emerse, come è ovvio che fosse, delle differenze tra i cortometraggi. Ad esempio mentre Julia von Heinz e Jaco Van Dormael si sono confrontati con la malattia e un lutto in famiglia, rispettivamente del padre e del suocero, dando vita a storie autobiografiche, le videocamere di Olivier Guerpillon e Michael Winterbottom si sono soffermate criticamente sulla situazione politica e sociale che il Covid-19 ha determinato in Svezia e in Inghilterra. E in un certo senso, gli ultimi due, hanno posto in evidenza, nell'epoca dell'isolamento e del distanziamento, la radicalizzazione di un'emarginazione già in atto prima che il virus si scatenasse.

La vita che trova una rielaborazione in una storia e la storia stessa che dona alla vita un nuovo e imprevisto corso. È il caso di Julia von Heinz che nel cercare documenti, lettere, immagini e video di suo padre appena deceduto, scopre l'omosessualità tenuta sempre nascosta dal genitore. Un film, dunque, per raccontare e fissare l'esistenza appena trascorsa di un uomo. Ma anche un racconto che nel suo svilupparsi scombina il quadro del reale, di un passato che per niente domo cambia continuamente forma al presente e al futuro.

Il cinema, persino quando racconta l'isolamento, tende necessariamente a includere, a istituire relazioni, fosse solo quella di una donna che ottiene il suo permesso di soggiorno come capita nel corto di Michael Winterbottom.