20/11/2020

Valentina, ma perche'?


Se ne è andata Valentina Pedicini, regista guerriera, ragazza dolcissima, amica di chi le voleva bene e preziosa artista del nostro cinema. Se ne è andata quell'esplosione di vitalità, quella rabbiosa e tenace brindisina che alle Giornate approdò con il suo primo lungometraggio Dove cadono le ombre nel 2017 e a cui ha reso un giusto omaggio la Berlinale, appena un anno fa, presentando il suo intenso documentario Faith, precedentemente in concorso all'IDFA di Amsterdam e poi premiato in tutto il mondo.
Valentina diceva di Dove cadono le ombre: «Volevo un film freddo, glaciale, senza lacrime e che non vuole essere commovente anche se spero commuova e generi rispetto per il piccolo genocidio svizzero, per la storia dolorosa dei bambini Jenisch a cui si è voluta negare un'identità». Tutto il contrario di com'era questa donna luminosa e gentile che accendeva la luce ogni volta che il suo volto severo si apriva al sorriso: una pila elettrica di idee, progetti, utopie da trasformare in battaglie concrete.
La sua storia col cinema comincia nel fertile terreno del documentario, alla scuola dello Zelig di Bolzano con tre lavori, Pater noster, Mio sovversivo amore e My Marlboro City che ne rivelano immediatamente le grandi potenzialità. Poi con Dal profondo del 2013 arriva la consacrazione. Già allora chi frequentava  la vitale officina del cinema del reale poteva capire che un nuovo e forte talento si affacciava sulla scena. Ma la storia di Valentina comincia prima, animata da una passione e una convinzione che non conosce ostacoli, nella militanza e nelle scelte. Era davvero una guerriera e da guerriera se ne è andata ieri.
Mi accorgo che a rivederla davanti agli occhi una parola ritorna ossessiva: "vita". Per tutti noi lei è stata vita, luce, emozione e leale amicizia. Per me resta il mio "Dahu", quell'animale mitologico e meravigliosamente impossibile che ha fatto accendere la scintilla della nostra conoscenza e che oggi lei può finalmente incontrare. Valentina, sei il mio Dahu e so che un giorno ci troveremo tra le montagne, dove galoppi da eterna ragazza.

Giorgio, Gaia, Renata, Simonetta, Mazzino, Antonio, Francesco, Luca e tutti quelli che alle Giornate hanno imparato ad amarti