TANTI SGUARDI, TUTTI DIVERSI

01 SETTEMBRE 16:00 - Sala Laguna

Quando parliamo di parità, il pensiero corre quasi automaticamente alla parità di genere. Che si tratti della sua declinazione più tradizionale — quella binaria tra uomo e donna — o di un'accezione più ampia che include le differenti identità di genere, è evidente come la riflessione condivisa, la lotta per le pari opportunità e alcune buone pratiche diffuse nella filiera del cinema e dell’audiovisivo abbiano contribuito, negli ultimi anni, a spostare lo sguardo da una prospettiva dominante a una più plurale.

Aprire lo sguardo significa anche aprire alla possibilità di raccontare nuove storie da punti di vista inediti. La presenza di una maggiore diversificazione di autori e autrici, con vissuti, esperienze e sensibilità differenti, porta con sé nuove prospettive e sfumature arricchendo le narrazioni che costituiscono l’anima del nostro cinema, portando nuovi immaginari sugli schermi e ridefinendo i confini dei nostri racconti dove alcune visioni del mondo, finora rimaste ai margini, hanno trovato spazio e pubblico.

È in questo cambiamento che si innesta una riflessione più ampia sulla parità in ottica intersezionale. Accanto alla questione di genere, infatti, si intrecciano altre condizioni di possibile marginalizzazione e invisibilizzazione che vanno a determinare chi ha più o meno accesso alla carriera autoriale, al dialogo con lei produzioni e alla filiera dell’audiovisivo in genere. Questi ostacoli vanno a plasmare infine la varietà delle storie, dei temi e i punti di vista che vediamo rappresentati nel cinema italiano.

Mentre la narrazione dominante ci vede come degli animali notturni in abito da sera che si spostano da un red carpet a un photo-call chiacchierando spensieratamente del prossimo film, si ignora che dietro questa immagine romantica si nascondono difficoltà strutturali, economiche e lavorative che incidono profondamente sul percorso artistico e professionale di tutti e tutte. Gran parte degli autori e delle autrici lavora in modo discontinuo, senza tutele né garanzie di continuità. I compensi non sono sempre proporzionati all'impegno richiesto e i tempi di pagamento Si pone quindi sempre più prepotentemente la questione di una parità di accesso alle opportunità e alla continuità di carriera che sia equa e per tutti e tutte. 

È qui che si pone un’evidente e talvolta insormontabile questione di sostenibilità che spesso può tradursi in una vera e propria impossibilità di accesso al lavoro di sceneggiatrice, sceneggiatore, regista di cinema e TV. 

Diventa quindi fondamentale pensare a misure strutturali che tutelino la molteplicità degli sguardi perché sostenere il lavoro degli autori e delle autrici significa, in definitiva, sostenere la ricchezza del nostro immaginario collettivo.

Fin dal 2010, all’interno di 100autori è stato proprio il gruppo dei giovani — coloro che più direttamente sperimentano la fragilità di questa professione — a farsi promotore di un cambiamento concreto: la richiesta di un bando pubblico che finanziasse la scrittura di sceneggiature, i cui beneficiari fossero i singoli cittadini e non le case di produzione.

L’idea alla base è quella di sostenere il lavoro della scrittura e il tempo che essa richiede. Un’iniziativa che ha ottenuto riscontro e che ha rappresentato un primo passo importante: restituire valore al processo creativo, riconoscendolo come lavoro autonomo, non necessariamente subordinato alle dinamiche produttive.

Oggi tutte le associazioni degli autori e delle autrici stanno lavorando unite per un obiettivo ancora più ambizioso: l’istituzione di un contratto collettivo nazionale che riconosca i diritti, le tutele e la dignità professionale degli autori e delle autrici. Perché è solo tutelando il lavoro che si garantisce la possibilità di esprimersi liberamente, senza dover rinunciare alla propria voce per rincorrere le condizioni minime di sopravvivenza.

Ed è proprio su questo campo che si gioca qualcosa di più profondo: ogni volta che un talento non trova spazio per emergere, perdiamo una voce, perdiamo uno sguardo, perdiamo una storia che nessun altro avrebbe potuto raccontare nello stesso modo. Parlare del lavoro degli autori e delle autrici, delle difficoltà di accesso o ancora della sostenibilità di esso, significa parlare di parità, di pluralità degli sguardi, di panorami cinematografici fatti di differenze, di conflitti, di bellezze inattese: fatte della materia dei sogni da cui nascono i film che abbiamo amato che amiamo e che ancora ameremo.

Intervengono:
Piera Detassis, giornalista, saggista, critica cinematografica. Presidente dell’Accademia del Cinema Italiano
Annamaria Granatello, presidente e direttrice del Premio Solinas.
Sara Conforti, Rai Cinema
Simonetta Amenta, rappresentante dei produttori indipendenti AGICI
Luca Scivoletto, regista e sceneggiatore, socio 100autori e membro del direttivo delle Giornate degli Autori
Gaia Siria Meloni, rappresentante del Gruppo Under35 di ANAC
Moderano: Margherita Ferri, Anne Riitta Ciccone, Maria Iovine

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