I dieci film in concorso costituiscono un atlante affettivo e politico che unisce il Libano alla Grecia, l’Italia al Messico, l’Iran alla Spagna, e un Kenya futuristico alla Russia di chi è fuggito e non è mai più tornato

La selezione ufficiale della 22esima edizione delle Giornate degli Autori presenta in anteprima mondiale film provenienti da contesti, geografie e sensibilità artistiche differenti ma accomunati dall’urgenza di raccontare il tempo in cui viviamo. Un tempo segnato da guerre, fratture identitarie, trasformazioni tecnologiche, esodi, eppure abitato da ribellioni, desideri, ricordi, gesti d’amore. Che siano documentari o film di finzione, sono opere che si muovono in una zona di confine tra reale e immaginario, tra storia privata e collettiva e individuano nel cinema il mezzo privilegiato per affrontare traumi, elaborare il passato e guardare al futuro. I dieci film in concorso costituiscono un atlante affettivo e politico che unisce il Libano alla Grecia, l’Italia al Messico, l’Iran alla Spagna, e un Kenya futuristico alla Russia di chi è fuggito e non è mai più tornato.

Apre la selezione un film di rara potenza tematica e artistica. Con Memory, Vladlena Sandu, artista e regista nata in Crimea, compie un viaggio intimo e lacerante tra i frammenti della propria infanzia. Nel film la memoria individuale si intreccia a quella storica e sociale e il punto di vista di una bambina restituisce l’orrore con una potenza ancora più devastante.

Lavora sull’elaborazione del passato un’altra regista in esilio, l’autrice russa Nastia Korkia, attualmente esule in Germania. In Short Summer, racconto di un’estate solo in apparenza quieta, la guerra resta ai margini ma il film mostra come possa infiltrarsi ovunque, modificando i legami più intimi, corrodendo anche ciò che sembra al riparo. 

Gioca con il tempo il regista spagnolo Gabriel Azorín: in Last Night I Conquered the City of Thebes, i personaggi si incontrano simbolicamente in uno spazio fuori dal tempo. Due ragazzi e due soldati condividono lo stesso luogo, un bagno termale notturno. Parlano di amicizia, solitudine e del timore di perdere chi si ama.

Memory of Princess Mumbi del regista keniota Damien Hauser è una favola distopica ambientata nel 2093 in un’Africa immaginaria. Il film mescola generi e linguaggi diversi (dalla fantascienza alla storia d’amore, dal falso documentario all’animazione) e riflette sul futuro del cinema e dell’umanità. Protagonista è un giovane regista che si mette in viaggio per realizzare un documentario su un conflitto globale scoppiato vent’anni prima, quando l’umanità aveva ceduto completamente il controllo all’intelligenza artificiale.

Past Future Continuous, il nuovo documentario di Firouzeh Khosrovani, autrice del pluripremiato Radiograph of a Family, qui in co-regia con Morteza Ahmadvand, è un’opera poetica e struggente. Una donna fuggita dall’Iran all’indomani della rivoluzione islamica e mai più tornata può osservare i suoi genitori solo attraverso telecamere di sorveglianza installate nella loro casa di Teheran. La realtà di questi collegamenti digitali diventa il cuore del film.

Secondo titolo iraniano in concorso è Inside Amir di Amir Azizi. Una dichiarazione d’amore alla città di Teheran e un’esplorazione intima dei dubbi che emergono prima di lasciare il proprio paese. Tra lunghe passeggiate in bicicletta, momenti condivisi con amici e familiari, brevi flashback del passato e telefonate con la fidanzata già emigrata in Italia, il giovane Amir abita un tempo quasi sospeso che non tornerà più.

Vainilla è il debutto alla regia dell’attrice messicana Mayra Hermosillo. Messico del Nord, fine anni Ottanta. In una casa piccola e affollata, sette donne – nonne, madri, zie, figlie e una domestica che è parte integrante del nucleo – affrontano insieme la precarietà, la vergogna e la bellezza disordinata del vivere. Al centro di questo microcosmo tutto femminile una bambina – alter ego della regista – osserva e interpreta il mondo con lo sguardo limpido dell’infanzia.

A Sad and Beautiful World di Cyril Aris attraversa tre decenni di storia libanese mettendo in primo piano la relazione amorosa tra un uomo e una donna nati nello stesso giorno sotto i bombardamenti, poi separati dalla vita e poi riuniti nuovamente dal destino. Alternando momenti di leggerezza a lampi di profonda malinconia, il film racconta il tentativo ostinato di credere nell’amore e nella possibilità di restare umani mentre il mondo intorno crolla.

Nel cuore della campagna greca, tra paesaggi assolati e credenze popolari, Bearcave di Krysianna Papadakis e Stergios Dinopoulos racconta l’amore silenzioso di due giovani donne cresciute insieme in un villaggio dominato da tradizioni e aspettative patriarcali. Girato con una sensibilità visiva sorprendente, il film è un racconto di formazione queer costruito in due atti che alternano i punti di vista delle due protagoniste e restituiscono con delicatezza l’ambivalenza del loro rapporto.

Unico film italiano del concorso è La Gioia, secondo lungometraggio del regista napoletano Nicolangelo Gelormini. Valeria Golino e Jasmine Trinca interpretano in modo sorprendente due donne agli antipodi in una Torino estraniante. Attraverso lo stesso ragazzo (Saul Nanni), amante della prima e figlio della seconda, entrambe le donne cercheranno di migrare dall’ordinario allo straordinario. La commedia, però, si trasformerà in tragedia. Il film è ispirato a un fatto di cronaca.

Allargano il respiro della selezione ufficiale moltiplicandone voci e linguaggi, i cinque eventi speciali fuori concorso. 

In Laguna il celebre regista lituano Sharunas Bartas parte da un lutto irrimediabile, la perdita della figlia maggiore, per dare forma a un inno struggente alla vita e alla natura. Il dolore diventa una soglia e il paesaggio un rifugio: il film è una meditazione silenziosa e potente sull’assenza e sulla continuità, sulla fragilità e sulla forza dei legami invisibili.

Con Writing Life la grande filmmaker francese Claire Simon offre un ritratto della scrittrice Premio Nobel Annie Ernaux, attraverso le letture dei suoi libri da parte di studenti di liceo francesi. Ma soprattutto offre il ritratto di una generazione. Ragazze e ragazzi attraverso le parole della grande scrittrice parlano di loro stessi e affrontano temi importanti – dall’aborto al patriarcato, dalla famiglia ai social media.

Who Is Still Alive è il nuovo potente documentario del regista svizzero Nicolas Wadimoff. Nove rifugiati palestinesi sopravvissuti al genocidio in atto a Gaza ricostruiscono, nello spazio simbolico di un teatro, la propria esperienza di dolore, resistenza, perdita. Il film dà voce a chi oggi non ce l’ha, a chi è intrappolato nel silenzio imposto dalla guerra e dall’indifferenza.

Do You Love Me di Lana Daher è un flusso visivo e sonoro costruito interamente attraverso materiali audiovisivi d’archivio. È una dichiarazione d’amore verso un paese, il Libano, ferito eppure in continuo movimento, in cui l’identità si ricompone proprio nella frantumazione.

Il nuovo lavoro di Gianluca Matarrese, Il quieto vivere, mescola documentario e messa in scena per raccontare una faida famigliare apparentemente piccola ma che, invece, assume contorni epici e grotteschi. Una tragicommedia domestica che riflette sull’incomunicabilità e sull’inesorabile teatralità del vivere.

Film di chiusura fuori concorso è l’italiano Come ti muovi, sbagli che segna il ritorno al Lido di Venezia di Gianni Di Gregorio dopo la vittoria del Leone del Futuro con Pranzo di ferragosto (2008). La vita monotona e serena di un professore in pensione (lo stesso Di Gregorio) viene scombussolata dall’arrivo inaspettato e dirompente di figlia (Greta Scarano) e nipotini. Commedia aggraziata che chiude una selezione emotivamente intensa con un inno all’amore che scalda il cuore.