05/09/2019

Craig Caton, la masterclass per creare mostri

di Carlo Maria Rabai

Il 4 settembre le Giornate degli Autori hanno dedicato un focus speciale alla New York Film Academy, invitando uno dei suoi insegnanti più autorevoli, Craig Caton, Visual Effects Artist e animatore 3D, il cui contributo è stato fondamentale per scrivere alcune delle più belle pagine del cinema fantastico, d'azione e animazione, da Jurassic Park a Terminator 2, da Ghostbusters a Beetlejuice, Tremors, Grosso guaio a Chinatown e molti altri.
 
Prima di cominciare una vera e propria lezione sul processo creativo che applica nella creazione dei suoi mostri, Caton ha conversato amichevolmente col pubblico in perfetto stile americano, svelando i suoi film preferiti: Alien in primis, ma anche Blade Runner, con una generale forte predilezione per i film di Ridley Scott, appunto, e quelli di Christopher Nolan, che rivedrebbe all'infinito, senza trascurare la sua passione per Spongebob.

«Volevo mettere la performance, la "function", sopra la forma: tutto per prima cosa deve essere credibile, è la vera chiave, prima crei un design e poi pensi subito alle sue funzionalità. A quali caratteri e abilità debba mostrare, al suo aspetto e alle sue dimensioni. Poi pensi al movimento, a come si muove il mostro, in modo che sia credibile, altrimenti il pubblico ti abbandona. Devi progettare lo scheletro, prendere magari ispirazione dal mondo animale, dai gorilla, dai canguri, dagli insetti; devi valutare che esistono sei tipi diversi di nuoto e studiare quello più adatto al tuo scopo».

«Un altro elemento da tenere in conto - ha proseguito Caton - è l'ambiente in cui vivrà la creatura, in modo da conformare le due cose: un mostro con pelliccia vive tra i ghiacci, uno con la pelle squamata è adatto al deserto. Poi devi parlare con regista, sceneggiatori e produttori per capire se dal mostro vogliano fotorealismo o no, perché per esempio Godzilla, per quanto gigante, è reso in maniera credibile e sembra possa venire da questo mondo. Anche il tema del film è importante, devi evitare il cosiddetto mumbo jumbo, ovvero la miscellanea, il frullato insensato di stili: se il film è di fantascienza, aggiungere il tema della magia può essere un grosso rischio».

Per finire, alcune note sull'importanza della percezione che ha il pubblico rispetto alle creature: «La prima cosa che noti in una persona è il suo aspetto generale, la sua silhouette, stessa cosa vale per i mostri, rispetto al loro carattere devono avere spine, o essere tondeggianti, spigolosi, per trasmettere subito un'impressione generale. In questo senso è importante valutare la audience reaction, capire quale reazione si voglia ottenere, se di paura, empatia, ribrezzo o altro, anche a seconda del target d'età. È importante considerare che noi capiamo attraverso le somiglianze, associare i mostri per famiglie non è copiare, è rendere familiare una categoria di personaggi, come abbiamo fatto col Marshmallow Man di Ghostbusters, imparentato con l'omino Michelin e il Pillsbury Doughboy».

Per finire, una riflessione sull'asimmetria e la percezione occidentale: «Leggiamo da sinistra a destra e lo stesso vale per ciò che vediamo al cinema, l'ultima cosa che guardi è a destra e quindi ti resta impressa, come se dopo quella ci fosse un punto. Nel primo Terminator, Schwarzenegger ha l'occhio sinistro robotico e risulta minaccioso, in Terminator 2, invece, è buono, e l'occhio sinistro, quello che noi vediamo a destra, è umano, il che lo rende un good guy a tutti gli effetti».
Una collaborazione veramente fertile quella tra le Giornate e la NYFA, premiata da una fortissima affluenza di pubblico giunto appositamente per imparare da un grande maestro come Craig Caton, padre dei mostri.