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Un fatto di ordinaria violenza, un intrigo talmente ritorto da sembrare a tratti un gomitolo inestricabile. Il "cuore" del film sta tutto nella scelta che attende il protagonista alla fine della sua discesa all'inferno. Solo chi accetta di morire dentro può sentire la verità della denuncia e dell'orrore che questo racconto ci consegna. E accettarne le conseguenze non è facile per noi spettatori come non lo è per i personaggi messi in scena. Film dell'istante, low budget per scelta, cinema politico come non ci si aspetterebbe. Ma soprattutto film-sorpresa perché la scelta dell'autore, pur assomigliando al Kim Ki-duk che più si ama, arriva come una lama a tranciare il gomitolo di ordinaria follia che fino a quel momento celava la verità. Per le Giornate degli Autori del secondo decennio, One on One è davvero un film-manifesto. [Giorgio Gosetti]

Dopo aver studiato arte a Parigi, KIM KI-DUK (1960, Bonghwa, South Korea) ritorna in Corea e inizia la sua carriera come sceneggiatore. Fa il suo debutto dietro la macchina da presa nel 1996 con Crocodile. Da allora, viene riconosciuto da critica e pubblico per i suoi personaggi di difficile espressione, per le immagini scioccanti e i messaggi senza precedenti. Continua a realizzare film di successo internazionale come La samaritana (Orso d'Argento a Berlino 2004), Ferro 3 - La casa vuota (Leone d'Argento a Venezia 2004), Arirang (Un Certain Regard a Cannes 2011). Nel 2012 con Pieta vince il Leone d'Oro alla Mostra di Venezia.