01/09/2018

Il futuro è oggi

di Paola Calamita
Dopo l'incontro con Jonas Carpignano, sollecitato da Andrea Vianello a raccontare soprattutto la sua "nuova" vita a Gioia Tauro, nel secondo appuntamento di Domani Accadrà diversi ospiti si sono passati la staffetta.
I primi a ricevere il testimone sono stati Conchita Sannino (giornalista de «la Repubblica»), Don Antonio Loffredo (parroco rione Sanità a Napoli) e Paolo Verri (Direttore Matera 2019). Moderatrice dell'incontro Stefania Pinna (conduttrice televisiva per Sky tg24), che a ognuno dei presenti ha chiesto quali siano le parole che meglio possono rappresentare il futuro.
A esordire è stata Conchita Sannino che come prima parola ha scelto il verbo costruire. La giornalista ha raccontato la storia di Don Antonio Loffredo e in particolare si è soffermata sul loro primo incontro, avvenuto oltre quindici anni fa nel rione Sanità per un'intervista, durante la quale il parroco le aveva chiuso la porta in faccia perché «abituato a fare, a seminare e costruire prima che a raccontarsi».
Don Antonio, anche grazie all'incontro con Ernesto Albanese, un imprenditore figlio di un professionista ucciso in seguito a una rapina, «ha restituito ai ragazzi e ai giovani che avevano pochi strumenti, poca fortuna e poche opportunità, l'appartenenza e l'identità a luoghi importanti, basi necessarie per costruire una consapevolezza culturale». Le altre parole chiave per il futuro, indicate da Sannino sono state tempo, fiducia e orizzonte: «Il tempo, perché è diventata la ricchezza di cui ci illudiamo non aver bisogno». La fiducia, invece, secondo la giornalista deve essere coltivata, è un esercizio fondamentale perché «quando la metti in gioco torna decuplicata». Infine, l'orizzonte perché bisogna saper vedere oltre noi stessi.
Di seguito è intervenuto Don Antonio, che ha scritto sulla lavagna le sue tre parole: spazi, crescita, comunità. Ed è proprio sul primo termine che si è dilungato maggiormente: «Avevo tanti spazi che erano non luoghi; gli spazi non abitati diventano degrado e sono anche pesi economici da mantenere. E allora con i ragazzi si è pensato a quali idee sviluppare perché quei non luoghi potessero convertirsi in luoghi. Anche grazie alla comunità, sono stati sottratti alla criminalità e al degrado; sono rinati in forma di giardini, doposcuola. Ed è stata creata pure un'orchestra, la Sanitansamble.
L'ultimo a proporre la sua suggestione è stato Paolo Verri, per il quale il futuro è racchiuso nella parola coraggio: «Il coraggio delle comunità di cambiare, di mettersi in gioco, di non aspettare individualmente che gli altri facciano qualcosa per te, ma prendere l'iniziativa tu per gli altri».
Il testimone, nella seconda parte della giornata, è passato nelle mani di Jasmine Trinca e del collettivo francese 50/50x2020 rappresentato da Delphyne Besse. A intervenire, inoltre, sono stati Antonietta De Lillo (regista, fotografa e giornalista) e Giona A. Nazzaro (direttore della Settimana Internazionale della Critica). Focus della discussione è stata la parità di genere nel mondo dello spettacolo e un maggiore accesso delle donne al sistema produttivo.
Delphyne Besse ha iniziato il proprio discorso raccontando gli obiettivi perseguiti da 50/50x2020 e spiegando che il collettivo è nato soprattutto in seguito all'ondata di shock e indignazione dovuta al caso di Harvey Weinstein.
Successivamente, ha preso la parola Antonietta De Lillo che ha sottolineato come il loro volere più registe nei festival non significhi che debbano esser scelte senza meriti: «Non vorrei mai che un mio film fosse selezionato obbligatoriamente per il mio genere femminile, vorrei che fosse scelto liberamente, altrimenti sarebbe una cosa mortificante. Il fatto è che nelle scuole di cinema entrano una grande quantità di ragazze giovani per fare le registe, e alla fine realizzano dei buoni film con dei buoni risultati nei festival poi, però, non riescono a crescere».
A una provocazione di Giorgio Gosetti, sul fatto che ci si soffermi troppo a guardare solamente il numero di registe che partecipano ai festival e non si notino i film inventati, scritti e prodotti da donne, Jasmine Trinca ha risposto dicendo che i festival svolgono un ruolo fondamentale per la crescita di un regista e che possono concretamente cambiarne il percorso professionale: il tema è dunque cruciale. L'attrice ha continuato affermando che molto spesso non si ha il coraggio di osare perché «una donna prima di autorizzarsi a fare un film, deve avere la percezione che questo lavoro sia perfetto».
L'incontro è terminato con la firma della Carta 50/50x2020, con la quale si è preso l'impegno reciproco a promuovere la parità di genere e rendere più trasparente il processo di selezione.