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august 31
september 10
25/08/2016

Elio Germano narra No Borders


Sabato 3 settembre, le Giornate degli Autori aprono le porte a un possibile futuro del cinema con il film breve No Borders diretto da Haider Rashid.
Il regista, il protagonista e lo spettatore dell'immagine possono diventare la stessa persona. Il punto di vista diventa esperienza globale, realtà virtuale ma anche immagine reale. Tutto ciò grazie a una tecnologia rivoluzionaria che si è rapidamente affermata, ad esempio, nei grandi festival come il Sundance, dove a questo cinema è riservato uno spazio particolare, o alla Mostra di Venezia dove è previsto uno spazio nel programma di quest'anno.

«La forza rivoluzionaria di questo straordinario cortometraggio - dice Giorgio Gosetti - sta nel fatto che la tecnologia più moderna sia stata messa al servizio del dramma più antico, il dramma dell'esilio, dell'essere migranti, del cercare una nuova patria quando quella vera è perduta, forse per sempre. La generosità di un attore come Elio Germano, la forza delle parole e della visione, la partecipazione di regista, produttore, tecnici, fanno di questo evento alle Giornate degli Autori una vera e propria bandiera».

La tecnologia usata per No Borders permette agli spettatori di empatizzare in modo non banale e superficiale con i migranti. L'autore del progetto Haider Rashid, regista fiorentino di origine irachena, è un italiano di seconda generazione, quella di cui nei nostri telegiornali si parla con tanto allarmismo. Elio Germano, attore di professione, attivista sociale per passione, è il narratore che, andando oltre la propaganda politica di sfruttamento del fenomeno migratorio, ci porta nel mondo di No Borders. Un film che torna a parlare di guerra, della fuga e dell'accoglienza come necessaria conseguenza.

«Il mio percorso personale e professionale mi spinge a lavorare con uno sguardo che tende alla visione di un'Italia del futuro, in cui l'accoglienza fa parte di un percorso verso una multiculturità che da anni aspettiamo», dichiara Rashid, regista concentrato sull'aspetto migratorio e meticcio dell'Italia, che torna sul tema dopo Sta per piovere (2013), il primo film italiano sullo ius soli.

Girato, tra il Centro Baobab di Roma autogestito dai cittadini romani (sgomberato nel dicembre 2015 dalle forze dell'ordine) e il No Borders di Ventimiglia, (sgomberato anche questo di recente), il film usa la realtà virtuale come uno strumento per immergersi nella vita dei centri di accoglienza e offrire un punto di vista diverso da quello dei media tradizionali grazie all'annullamento delle distanze. «Elio Germano fa da collante a questo percorso - spiega il regista - portando il suo sguardo di attore e attivista, capace di empatizzare con la storia dei migranti e di farli sentire a proprio agio in un dialogo che ci racconta non solo la loro storia, ma anche quella dei paesi che abbandonano».

Il progetto, prodotto da Radical Plans, Gruppo Cadini e Gold (azienda attiva nel settore del marketing non convenzionale e della moda) ha ricevuto il supporto del bando MigrArti del MiBACT e concorrerà anche al premio MigrArti indetto dal Ministero in collaborazione con la Biennale.

Alle Giornate degli Autori tutto questo potrà essere visto indossando lo schermo-maschera che permette di guardare da vicino la realtà dei migranti interagendo con essa in un modo mai sperimentato prima. Dieci visori di realtà virtuale Gear VR operati dalla ETT S.p.A., tra i leader italiani nel settore. Appuntamento il 3 settembre, alle 11.30 alla Villa degli Autori. Il documentario sarà replicato in formato cinematografico il 4 settembre, ore 11.30 (Sala Volpi, Palazzao del Cinema).

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