2015: 12th edition
september 2 - 12
04/09/2015

Lo storyboard: limite o libertà?

di Fabio Patrassi

Leggi anche l'articolo di Stefano Stefanutto RosaCinecittà News

«Il segno di una nuova capacità del cinema italiano di cambiare»: ecco cosa è per Giorgio Gosetti il disegno nel cinema, tema e titolo dell'incontro tenutosi giovedì 3 settembre presso la Villa degli Autori, con Davide De Cubellis, Giuseppe Camuncoli, Luca Raffaelli e Gabriele Salvatores. Un tema pienamente affine con quello affrontato nelle Giornate degli Autori lungo tutta la rassegna, a partire da questo primo incontro: l'evoluzione e il cambiamento del cinema italiano.

«Questo incontro è un nuovo passaggio: si esplorano le contaminazioni del cinema, in particolare con il disegno». Le parole di Giacomo Durzi, moderatore dell'incontro, aprono il dibattito e si propongono di dare visibilità a chi, fino ad ora, ne ha avuta poca o nessuna nel panorama italiano.
Ci si interroga nel giardino della Villa, su cosa il disegno offra al cinema, e quali contributi il cinema restituisca invece al disegno.

Prendendo in analisi i casi specifici de Il Racconto dei Racconti, e de Il ragazzo invisibile immaginato dal Premio Oscar, Gabriele Salvatores, si traccia una breve storia del ruolo del disegno nella storia del cinema italiano, fino ad analizzare il suo ruolo nei film contemporanei. Accanto al regista di Mediterraneo, alla conversazione ha preso parte Davide De Cubellis, fumettista e storyborder, assieme a Giuseppe Camuncoli, fumettista italiano che ha collaborato con Marvel nel visualizzare su carta, e poi su schermo, alcuni supereroi americani.
Il concetto di storyboard nasce in un parto gemellare con il film d'animazione: tracciando un filo che va da I tre porcellini del '33 (il primo vero film d'animazione sonorizzato) per arrivare al film di Garrone in concorso a Cannes, ci si domanda cosa sia lo storyboard, e quale rilevanza abbia avuto - e continui ad avere - nel mondo cinematografico.

Luca Raffaelli, giornalista e saggista italiano esperto di animazione, definisce infatti lo strumento storyboard in relazione al lavoro di registi come Hitchcock, per cui la "sceneggiatura disegnata" era base imprescindibile di ogni pellicola; o ancora, per contrasto, alla produzione di Kubrick, che preferiva invece fotografare il suo film direttamente sulla scena.
«Sotryboard significa pre-visualizzare, capire la sceneggiatura» prosegue Raffaelli, arrivando poi alla questione "nocciolo" dell'incontro: questo momento iniziale nella realizzazione di un film è un atto di libertà creativa, o una costrizione autoimposta alla fantasia?

Questione che si risolve, secondo De Cubellis, nella sinergia tra storyboard artist e regista: il primo è colui che riesce a trasferire in immagine le idee del secondo. De Cubellis rileva poi come il fumetto e il disegno, relegati nell'ambito della cultura degli ultimi anni a prodotto secondario e quasi per bambini, non abbiano mai avuto la giusta attenzione e la corretta definizione in Italia, nonostante sia innato il nostro bisogno di avvicinare una parola alla relativa immagine.

Le motivazioni sono da ricercare, secondo Salvatores, nella genesi del cinema italiano, che ha due ben definiti genitori: il neoralismo e la commedia all'italiana. E la tradizione neorealistica per cui la poetica di un film è da trovarsi direttamente sul set di un film ha limitato sin dagli albori il lavoro di prefigurazione disegnata su carta, in preparazione alle riprese.
«Lo storyboard è un paracadute, però poi sono io a dovermi lanciare. Per questo voglio partecipare io stesso alla piegatura del paracadute». Il metodo di lavoro del regista di Nirvana si unisce a una nuova tendenza del cinema italiano di riportare il visivo, più che il letterario, al centro del lavoro del regista.
Importante ribadire, proprio ai Venice Days, prosegue Salvatores, che gli autori di un film sono molteplici (sceneggiatori, attori, scenografi…), e che in Italia siamo più condizionati dagli autori stessi che dai generi. Ne Il ragazzo invisibile si coniugano invece le due cose: usare un genere - il fantasy in questo caso - in maniera più autoriale.

«È un onore per me lavorare in questo grande progetto cross mediale - afferma Camuncoli -. Ne Il ragazzo invisibile ho disegnato il fumetto del primo film italiano di supereroi».
Guardando gli storyboard de Il Racconto dei Racconti in mostra nel giardino della Villa, grazie all'associazione 100autori, si nota una forte ibridazione tra cinema e disegno, uno scambio positivo tra due entità rimaste a lungo troppo distanti.

Nonostante lo storyboard continui a essere visto da alcuni come limite all'immaginazione creativa del filmmaker, vincolato in fase di ripresa da quei disegni schizzati in precedenza su carta, e da altri come pura espressione della libertà visiva del cineasta, è impossibile non notare i punti in comune tra cinema e fumetto.
Fondamentale però, per Salvatores, ricordare che dietro la macchina del cineasta, e dietro la penna del disegnatore, c'è prima di tutto un autore. E questo per essere definito tale deve essere capace di vedere due obiettivi sulla sua cinepresa: la realtà da lui fotografata e la realtà che lo circonda.



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